C’era un paese dove era proibito tutto.
Ora, l’unica cosa non proibita essendo il gioco della lippa, i sudditi si riunivano in certi prati che erano dietro al paese e lì, giocando alla lippa, passavano le giornate.
E siccome le proibizioni erano venute un poco per volta,sempre per giustficati motivi, non c’era nessuno che trovasse a ridire o non sapesse adattarsi.
Passarono gli anni. Un giorno i connestabili videro che non c’era più ragione a che tutto fosse proibito e mandarono messi ad avvertire i sudditi che potevano fare quel che volevano.
I messi andarono in quei posti dove usavano riunirsi i sudditi.
– Sapete – annunziarono – non è più proibito niente.
Quelli continuavano a giocare alla lippa.
– Avete capito? – insistettero i messi. – Siete liberi di fare quel che volete.
– Bene, – risposero i sudditi. – Noi giochiamo alla lippa.
I messi s’affannarono a ricordar loro quante occupazioni belle e utili vi fossero cui loro avevano atteso in passato e cui potevano di nuovo attendere d’allora in poi. Ma quelli non davano retta e continuavano a giocare, una botta dopo l’altra, senza nemmeno prender fiato.
Visti vani i tentativi, i messi andarono a dirlo ai connestabili.
– Presto fatto – dissero i connestabili. – Proibiamo il gioco della lippa.
Fu la volta che il popolo fece la rivoluzione e li ammazzò tutti.
Poi senza perder tempo, tornò a giocare alla lippa.
(Apologhi e racconti – 1943-1958, in “Prima che tu dica «Pronto»”)