Tratto dal blog RomaFaSchifo (LINK)
Dapprincipio abbiamo pensato ad un scherzo. Poi abbiamo pensato ad intimidazioni di bassa lega. Alla fine, invece, abbiamo capito che stavano facendo sul serio.
I contatti sono avvenuti via Twitter, tutto nero su bianco, ma non visibile a tutti: tutto giocato tramite messaggi privati. Che però abbiamo conservati, disponibili, registrati. A scriverli e inviarli un importante esponente del PD, uno dei più importanti. “Dovrete dimostrare ai giudici tutto quello che avete detto”, scrive. Insomma il PD si è arrabbiato e alcuni consiglieri (forse tutti) sono intenzionati a querelare Roma fa Schifo, a far chiudere il blog, magari a chiedere i danni (quanti soldi desiderate, prego?) in nome di una diffamazione che, tuttavia, non c’è mai stata. A nulla sono valse le richieste di spiegazione e le offerte di eliminare contenuti che fossero risultati come un attacco privato verso qualcuno, come una diffamazione strictu sensu. I nostri interlocutori sono stati fermissimi “vi denunciamo, vi trasciniamo in tribunale, dovrete dimostrare le parole che avete detto davanti ai giudici”. Ma dimostrare cosa? Ad ogni modo pensate come sarebbe stata diversa questa città se questi amministratori, se questi consiglieri, se questi eletti, se questi politici adottassero questa stessa fermezza e rigidità che dimostrano contro i cittadini, anche contro le mele marce del loro partito che continuano a operare in nome di un consociativismo che lega destra, sinistra e affari. E invece no, per questi colleghi non si perde tempo, per far chiudere Roma fa Schifo invece si lavora alacremente, anche il fine settimana di luglio gomito a gomito con gli avvocati
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