A Head full of dreams, il nuovo disco dai Coldplay uscito il 4 dicembre, può suscitare due reazioni differenti. La prima è la sorpresa, in parte attenuata dalle anticipazioni che abbiamo ascoltato negli ultimi tempi. La seconda è un vero e proprio trauma. Perché ancora una volta ci troviamo di fronte qualcosa di diverso, che ci destabilizza e ci porta a pensare che non sempre il cambiamento è sinonimo di miglioramento. Avete amato le melodie struggenti al limite dell’istigazione al suicidio di Parachutes e X&Y? Scordatevele. Gli arrangiamenti epici e ariosi di Viva la Vida? Pure. Il beat elettronico di Mylo Xyloto? Questo forse potete tenerlo a mente, ma non troppo. Rimembrando invece il tono intimista e riflessivo di Ghost Stories sembra di ascoltare un’altra band. La conferma che si tratti davvero, ancora una volta, dei Coldplay arriva dal timbro pervasivo del solito Chris Martin, dai cori aperti, da alcuni suoni al limite dell’ipnotico tipici del gruppo britannico e da quell’aura “incantata” che da sempre circonda le opere del quartetto londinese. Nonostante ciò dell’alternative rock di una volta è rimasto ben poco. Continue reading