Voltaire e l’ironia laica

Tratto dal blog “L’Occhio Del Bue” (LINK)

Poco prima di morire, all’età di 84 anni suonati, gli si avvicinò un prete per l’estrema unzione, ma lui lo bloccò mormorandogli all’orecchio: “Non mi sembra il momento per fare nuove amicizie”. Si chiamava Francois Marie Arouet, ma lo chiamavan Voltaire, per via di un anagramma. Fu scrittore, poeta, commediografo e tragediografo, storico, letterato e filosofo. Il più famoso degli illuministi, il più moderno per la sua ironia e la sua preveggenza. Forse il più citato ancor oggi. Certo più di Kant, che in pochi hanno capito, e anche più di Socrate, che tutti dicon di avere compreso. Molto più di Marx, oggi entrato anche in crisi di citazioni, e di Hegel, che Giorgio Gaber sostiene essere evocato solo da uomini narcisisti per conquistare donne impegnate. Francois Marie divenne Voltaire per due motivi: perché aveva un padre autoritario che lo voleva notaio come lui, e perché fu educato in un collegio di gesuiti. Imparò così a non sopportare le autorità. Se avesse avuto un padre comprensivo e affettuoso e avesse frequentato una scuola laica magari avrebbe fatto il notaio davvero e noi avremmo perso uno dei più geniali personaggi dell’intera umanità. Quando si dice il valore di un’educazione “scorretta”. Continue reading

Quando nell’illuminismo s’infiltra un romantico: Rousseau

Tratto dal blog “L’Occhio Del Bue” (LINK)

Jean Jacques Rousseau era un tipo originale e anche molto doppio. Era calvinista, educato così nella rigidissima sua Ginevra, ma poi divenne cattolico (e più avanti ancora calvinista). Era democratico, ma ammetteva anche l’aristocrazia e la monarchia e la sua elaborazione diverrà punto di riferimento dei marxisti, ma anche dei regimi assolutisti di destra. Era illuminista e amico degli enciclopedisti, ma polemizzò tutta la vita con Voltaire perché disprezzava la ragione. Visse nel secolo dei lumi, ma venne considerato il primo romantico. Era dotato di sensibilitè (come dicevano i francesi), e la considerava suo costante punto di riferimento più del freddo intelletto, ma si accompagnò con donne sol per farsi mantenere e affidò i suoi cinque figli all’istituto degli orfanelli, pentendosene solo poco prima di morire. Quando si dice che gli artisti devono essere “genio e sregolatezza” si pensa a Rousseau. Che infatti fu musicista, filosofo, letterato, romanziere, ma soprattutto vagabondo. La canzone dei Nomadi è dedicata a lui. Continue reading