Erano le 3:32 del 6 Aprile 2009. Stavo dormendo tranquillamente, quando vengo svegliato da un dondolio anomalo, come se qualcuno spingesse il mio letto. Mi alzo di soprassalto, e dal casino che risuona in casa capisco subito: terremoto. Giriamo tutte le stanze per controllare se tutto è al proprio posto, e fortunatamente è così. Ma la preoccupazione non scende, la scossa è stata un pò troppo forte, decisamente la più forte mai sentita in tutta la mia vita. Accendo il pc, cerco informazioni, scrivo anche su un forum (Fmita, per la precisione) per avere qualche riscontro. E infine arriva la notiziaccia: scossa di magnitudo 6.3 con epicentro L’Aquila, il centro storico distrutto, il dramma della Casa dello Studente, le vittime che aumentano di ora in ora e la speranza che questo infame conteggio si fermi al più presto. Si fermerà, giorni dopo, a quota 309. Un’autentica tragedia.
Da quella infausta notte sono passati già 5 anni. 5 anni di vite spezzate e di promesse infrante. Perchè dopo tutto questo tempo la ricostruzione è ancora lontana, fiaccata dalla burocrazia e dall’abbraccio mortale di imprenditori e politici pronti a gozzovigliare nel dramma. Insomma, si ripete il solito, italico, refrain, che ci vede eccezionali nell’emergenza e pessimi nella pianificazione successiva. Ma si sa come funziona qui: basta che si spengano i “riflettori”, e il problema non esiste più…