Che la morte di Robin Williams possa cambiare il nostro approccio alla depressione

Tratto da Huffington Post (LINK)

di Alastair Campbell (Ex responsabile della comunicazione di Tony Blair)

Anche se un’inchiesta potesse fornire alcune risposte alle domande che le persone si stanno facendo oggi, la verità è che nessuno di noi saprà mai, anche se avesse lasciato qualcosa di scritto, cosa aveva in mente Robin Williams nei momenti finali della sua vita ricca ed arricchente. Nessuna persona è uguale a un’altra. Nessuna depressione è uguale a un’altra. Ma la sua morte dimostra ancora una volta che la depressione non guarda in faccia alla classe, alla razza, alla professione, alla ricchezza o al talento. Sua moglie, Susan Schneider, ha detto oggi: “Quando sarà ricordato, speriamo che ci si concentrerà non sulla sua morte, ma sugli innumerevoli momenti di gioia e risate che ha regalato a milioni di persone”.

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Robin Williams (1951 – 2014)

Pitts: Cogli la rosa quando è il momento, che il tempo, lo sai, vola e lo stesso fiore che sboccia oggi, domani appassirà. (leggendo “O vergine cogli l’attimo che fugge”)

Professor Keating: “Cogli l’attimo.” “Cogli la rosa quando è il momento.” Perché il poeta usa questi versi?

Dalton: Perché va di fretta!

Professor Keating: No! [finge di premere un pulsante] Ding! Grazie per aver partecipato al nostro gioco. Perché siamo cibo per i vermi, ragazzi. Perchè, stano a dirsi, ognuno di noi in questa stanza, un giorno smetterà di respirare, diventerà freddo e morirà. Adesso avvicinatevi tutti, e guardate questi visi del passato: li avrete visti mille volte, ma non credo che li abbiate mai guardati. Non sono molto diversi da voi, vero? Stesso taglio di capelli, pieni di ormoni, come voi, invincibili, come vi sentite voi. Il mondo è la loro ostrica, pensano di essere destinati a grandi cose, come molti di voi, i loro occhi sono pieni di speranza, proprio come i vostri. Avranno atteso finché non è stato troppo tardi per realizzare almeno un briciolo del loro potenziale? Perché vedete, questi ragazzi ora, sono concime per i fiori. Ma se ascoltate con attenzione, li sentirete bisbigliare il loro monito. Coraggio, accostatevi. Ascoltateli. Sentite? Carpe… Sentito? Carpe… Carpe diem… Cogliete l’attimo, ragazzi… rendete straordinaria la vostra vita…

Bancomat obbligatorio al via tra le polemiche. Commercianti e professionisti: «Mancano le regole»

Tratto da IlMessaggero.it (LINK)

Countdown quasi scaduto. Da domani imprese, lavoratori autonomi, e professionisti devono avere il Pos per permettere ai clienti che glielo chiedessero di pagare con una carta di debito, ovvero il classico bancomat. Un obbligo, certo, se l’importo è superiore ai 30 euro. Peccato che se da oggi l’idraulico, l’avvocato o il commercialista di turno saranno sorpresi senza la fatidica macchinetta, di fatto possono anche permetterselo, visto che non è prevista alcuna sanzione in proposito. Tranne quella nelle mani del cliente, che può decidere di rivolgersi altrove. Basta questo a spiegare la valanga di polemiche che stanno accompagnando la mossa partita in realtà dal precedente governo.

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5 anni fa il terremoto de L’Aquila

Erano le 3:32 del 6 Aprile 2009. Stavo dormendo tranquillamente, quando vengo svegliato da un dondolio anomalo, come se qualcuno spingesse il mio letto. Mi alzo di soprassalto, e dal casino che risuona in casa capisco subito: terremoto. Giriamo tutte le stanze per controllare se tutto è al proprio posto, e fortunatamente è così. Ma la preoccupazione non scende, la scossa è stata un pò troppo forte, decisamente la più forte mai sentita in tutta la mia vita. Accendo il pc, cerco informazioni, scrivo anche su un forum (Fmita, per la precisione) per avere qualche riscontro. E infine arriva la notiziaccia: scossa di magnitudo 6.3 con epicentro L’Aquila, il centro storico distrutto, il dramma della Casa dello Studente, le vittime che aumentano di ora in ora e la speranza che questo infame conteggio si fermi al più presto. Si fermerà, giorni dopo, a quota 309. Un’autentica tragedia.

Da quella infausta notte sono passati già 5 anni. 5 anni di vite spezzate e di promesse infrante. Perchè dopo tutto questo tempo la ricostruzione è ancora lontana, fiaccata dalla burocrazia e dall’abbraccio mortale di imprenditori e politici pronti a gozzovigliare nel dramma. Insomma, si ripete il solito, italico, refrain, che ci vede eccezionali nell’emergenza e pessimi nella pianificazione successiva. Ma si sa come funziona qui: basta che si spengano i “riflettori”, e il problema non esiste più…

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Il caso Caterina e gli animalari: riflessioni…

Sono giorni che penso di scrivere qualcosa in merito al “caso” di Caterina Simonsen, studentessa 25enne che ha postato questa foto su Facebook, scatenando l’ira degli animalisti (o sedicenti tali).

Ovviamente le ire sono scattate per il messaggio di appoggio alla sperimentazione animale, e la bassezza di certi individui ha fatto degenerare il tutto in una raffica di auguri di morte a questa ragazza.

Non voglio esprimermi nel dettaglio dell’argomento della discordia, perchè richiede conoscenze nel campo che non possiedo. Ma sono sostanzialmente favorevole alla sperimentazione animale, pur vedendo con favore una sua progressiva riduzione, ove vi siano le condizioni.

In tal senso vi invito a leggere (e, se sarete d’accordo, anche a firmare) l’interessante petizione del “Dipartimento Saperi” di SEL (Sinistra Ecologia e Libertà), di cui fa parte il mio amico Andrea Pisauro, che si pone con una posizione coraggiosa rispetto a quella dello stesso partito. Eccovi il link della petizione: SEL e la sperimentazione animale.

Ma in tutto questo marasma di pro e contro, vorrei sottolineare l’intollerabile deriva che prendono tutte le discussioni più delicate che vengono trattate nel nostro paese: insulti, mancanze di rispetto, ignoranza, e l’insopportabile tendenza ad usare una logica da “curva”. E ovviamente, tali pratiche, sono state ampiamente usate da quegli individui che hanno aggredito verbalmente Caterina Simonsen, animalisti di brutta razza, e molto probabilmente dell’ultima ora, i cosiddetti “animalari”, i più beceri in assoluto.

E tutto perchè? Perchè nell’era dei social network, delle interconnessioni globali h24, qualcuno pensa ancora di poter dar sfogo alle proprie bassezze, e a volte fare uno squallido squadrismo da tastiera, con la scusa dell’internet libero, dell’anonimato, della privacy. Poi quando fioccano querele (reali, non virtuali) e promulgano leggi restrittive per il web, diventano tutti paladini della libertà. Ma libertà non è impunità, ma non tutti i naviganti del web l’hanno capito…