A Head full of dreams, il nuovo disco dai Coldplay uscito il 4 dicembre, può suscitare due reazioni differenti. La prima è la sorpresa, in parte attenuata dalle anticipazioni che abbiamo ascoltato negli ultimi tempi. La seconda è un vero e proprio trauma. Perché ancora una volta ci troviamo di fronte qualcosa di diverso, che ci destabilizza e ci porta a pensare che non sempre il cambiamento è sinonimo di miglioramento. Avete amato le melodie struggenti al limite dell’istigazione al suicidio di Parachutes e X&Y? Scordatevele. Gli arrangiamenti epici e ariosi di Viva la Vida? Pure. Il beat elettronico di Mylo Xyloto? Questo forse potete tenerlo a mente, ma non troppo. Rimembrando invece il tono intimista e riflessivo di Ghost Stories sembra di ascoltare un’altra band. La conferma che si tratti davvero, ancora una volta, dei Coldplay arriva dal timbro pervasivo del solito Chris Martin, dai cori aperti, da alcuni suoni al limite dell’ipnotico tipici del gruppo britannico e da quell’aura “incantata” che da sempre circonda le opere del quartetto londinese. Nonostante ciò dell’alternative rock di una volta è rimasto ben poco.
A head full of dreams è l’album “pop più pop” che la band abbia mai sfornato, ancora più di Mylo Xyloto, che con i suoi colori e le sue tinte elettroniche aveva stupito più di un fan degli albori. La caleidoscopica copertina del disco rispetta alla perfezione gli undici brani che lo compongono mentre l’incidenza della produzione si sente non solo nella collaborazione con Beyoncé. L’ultima fatica dei Coldplay è stata infatti prodotta dal due scandivano Stargate, che accompagnato dal solito Rik Simpson, imprime al disco un’impronta danceelettronica che pone in secondo piano gli strumenti suonati in favore dei pattern campionati, delle tastiere e dei loop delle batterie elettroniche. Le chitarre, con i loro riff ripetitivi e campionati, stavolta rimangono in ombra, mentre l’immancabile pianoforte resta ancora lì, a svettare su tutto e su tutti e a ricordare a chi ascolta A head full of dreams chi è Chris Martin. Brani dance, elettronici addirittura R’n’B compongono un’opera in cui non manca neanche qualche ballad pop. Un mix reso possibile anche dalle numerose collaborazioni: da Beyoncé a Noel Gallagher passando per Tove Lo e Merry Clayton. Il tono, come detto, è diverso dal passato. In Ghost Stories il frontman della band raccontava la sofferenza della fine del suo amore con Gwyneth Paltrow. Un anno dopo la bella attrice americana, pur ancora presente nei pensieri del suo ex, è stata rimpiazzata da un’altra bellissima donna. Everglow sprizza serenità da tutti i pori. E una canzone di un uomo che ha ricominciato a vivere e che è andato avanti, anzi per voler usare le sue teste parole: “Mi sono risvegliato nella vita, con la testa pieni di sogni”. E non a caso proprio questa rinascita sembra essere il topos centrale di tutto l’album.
Scendendo nei dettagli, l’opera si apre con la titletrack A Head full of Dreams, dove la ritmica dance viene accompagnata da chitarre funky e dalla voce ipnotica di Martin che canta quasi sotto la Base. Birds è un inno alla libertà dal ritmo sostenuto e un ritornello che sembra il marchio di fabbrica dei classici Coldplay. In Hymn For The Weekend possiamo finalmente ascoltare il duetto tra Chris Martin e Beyoncé, un gioco di voci in stile R’n’B che apre la strada al suono di un pianoforte in perfetto stile Coldplay. Everglow, come detto in precedenza, è una canzone con e su Gwyneth Paltrow, ma rispetto a quelle presenti in Ghost Stories stavolta il tono è diverso. Martin ha superato la sofferenza e il dolore e adesso dedica alla madre dei suoi figli parole d’affetto e di stima accompagnate da un tappeto composto da piano ed elettronica. “And the world may not know, still I see you, celestial”. Difficile pensare che un ex riesca a pronunciare parole del genere. Adventure Of A Lifetime è un mix di disco e pop, mentre con Fun torna in scena il suono intimo e delicato che ricorda tanto i Coldplay di un anno fa, salvo poi aprirsi ad un’atmosfera più ariosa con Tove Lo che fa da controcanto a Martin. Kaleidoscope è più un esperimento che una vera e propria canzone: si parte con una poesia recitata dal poeta Coleman Banks, accompagnata dal piano di Khatia Buniatishvili, seguita da un campione di Amazing Grace interpretata da Barack Obama ai funerali della strage di Charleston. Altre voci campionate aprono Army of one, una canzone d’amore in piena regola che cresce nel finale, mentre X Marks The Spot è una ghost track con una elettronica buia e “cattiva”. Si prosegue con Amazing Day, una ballad in pieno stile Coldplay che probabilmente riuscirà a placare le intemperanze dei fan del passato. Il disco si chiude con Up & Up, con un ritornello corale in cui possiamo ascoltare insieme (e non capita proprio spesso Beyoncè , Merry Clayton, la nuova fidanzata Annabelle Wallis, Brian Eno, accompagnati dalla chitarra di Noel Gallagher.
Nel complesso, A Head full of dreams è un album riuscito, pieno di qualità e talento. Volendo trovare “l’ago nel pagliaio” potremmo dire che manca un po’ di omogeneità, ma chi ne avesse avuto bisogno, ha ottenuto la conferma della grandezza della band. A questo punto però, si ritorna a quello che abbiamo scritto all’inizio. Ad ascolto concluso, le reazioni possono oscillare dalla sorpresa al trauma. La scelta dipende prettamente dal gusto dell’ascoltatore. In base al nostro orecchio possiamo dire che, dopo aver ascoltato l’ultimo album dei Coldplay, la nostalgia del passato è arrivata prepotente, forte e chiara.
Articolo di Vittoria Patanè per CulturaeCulture.it (LINK)