Come doveva apparire l’attuale area di Porta San Giovanni e via La Spezia all’epoca dell’impero di Augusto e del suo successore Tiberio? Lo svelano le straordinarie scoperte archeologiche avvenute a quindici metri di profondità nell’ambito del cantiere per la realizzazione della stazione San Giovanni della Metro C. Con uno sforzo di immaginazione bisogna pensare allo scenario di una vasta azienda agricola che si estendeva su ben 14mila metri quadrati, la più vicina a Roma ovviamente e al servizio del mercato cittadino, dotata di un articolato sistema idraulico che sfruttava un circuito di “ruote acquarie” che captavano e spingevano l’acqua (probabilmente la cosiddetta Aqua Crabra) nei canali che irrigavano frutteti (con i primi alberi di pesco appena importati dal medio Oriente) e orti.
CLICCA QUI PER LA FOTOGALLERY
Cuore di questa fattoria era una vasca colossale, un bacino idrico grande un quarto di ettaro, lungo 70 metri e largo 35, il più esteso mai ritrovato nell’antichità. «È talmente grande questa vasca che supera il perimetro del cantiere e non è stato possibile scoprirla interamente», dice Rossella Rea responsabile scientifico degli scavi archeologici del cantiere metro, che oggi ha illustrato i ritrovamenti nel corso di un convegno all’American Academy, insieme al suo staff di tecnici della Soprintendenza ai beni archeologici, guidato da Francesca Montella e Simona Morretta.
La vasca, foderata di coccio pesto idraulico, è stata rinvenuta a quindici metri di profondità, e poteva conservare più di 4 milioni di litri d’acqua, al servizio di una fattoria attiva fin dal III secolo a.C. (quando viene realizzato un argine largo tre metri ed esteso più di 130 per proteggere i campi dalle esondazioni del fiume dell’Aqua Crabra) ma che raggiunge nel I secolo dopo Cristo il suo massimo sviluppo, sotto Augusto e Tiberio.
Le indagini archeologiche, complessivamente condotte fino a venti metri di profondità con la collaborazione tecnica della Cooperativa Archeologuia, hanno riportato alla luce testimonianze di una frequentazione umana dell’area risalente addirittura fino al VII secolo a.C. A raccontare la straordinarietà della fattoria di Augusto e Tiberio sono stati i reperti di paleobotanica, tra reperti lignei e materiale organico di duemila anni fa. A sorprendere gli archeologi sono stati i numerosi noccioli di pesca. Tra i vari reperti coevi alla grande vasca, legati alla pratica agricola c’è un forcone a tre punte e i resti di ceste.
Foto e articolo tratti da IlMessaggero.it