Mafia Capitale: 37 arresti. Indagato anche Alemanno.

Se passasse questa linea, verrebbe finalmente riconosciuto ciò che è sotto gli occhi di tutti ma che viene negato da sempre: la mafia a Roma c’è. Solo che ci si ostina a non chiamarla così perchè si lega quella parola ad una particolare connotazione territoriale, linguistica, comportamentale che molti hanno visto solo nei film o nelle cronache dei tg, quindi ad un qualcosa distante anni luce. Ma sempre mafia resta. Una mafia dei “colletti bianchi”, una inestricabile collusione tra politici, imprenditori, amministratori locali, burocrati, nella quale il romano si imbatte tutti i santi giorni ed è assuefatto a tale presenza, quasi da non percepirla più. Ed è anche questo uno dei tanti problemi…


Ecco la ‘mafia Capitale’: 37 arresti per appalti del Comune. Indagato anche Alemanno
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La mafia a Roma c’è ed è anche autoctona. Sono le conclusioni del procuratore capo Giuseppe Pignatone che, nell’illustrare la maxi operazione “‘Mondo di mezzo” che ha portato all’arresto di 37 persone per associazione mafiosa, ha ammesso l’esistenza di una “mafia capitale, tutta romana e originale, senza legami con altre organizzazioni meridionali, di cui però usa il metodo mafioso e con cui si confronta alla pari. Non ha una struttura precisa ma ha la capacità essenziale di creare equilibri tra mondo diversissimi tra loro”.

A Roma dunque in questi ultimi anni ha agito un’associazione di stampo mafioso che ha fatto affari con imprenditori collusi, con dirigenti di municipalizzate ed esponenti politici, per il controllo delle attività economiche in città e per la conquista degli appalti pubblici. Ne sono convinti i magistrati della Dda della procura e i carabinieri del Ros che hanno chiesto e ottenuto dal gip Flavia Costantini l’arresto di 37 persone (28 in carcere e 9 ai domiciliari) per una molteplicità di reati: estorsione, corruzione, usura, riciclaggio, turbativa d’asta e trasferimento fraudolento di valori.

LA MAPPA DI MAFIA CAPITALE

A guidare questa organizzazione è un volto noto alla giustizia, l’ex terrorista dei Nar, Massimo Carminati, ritenuto colui che “impartiva le direttive agli altri partecipi, forniva loro schede dedicate per comunicazioni riservate e manteneva i rapporti con gli esponenti delle altre organizzazioni criminali, con pezzi della politica e del mondo istituzionale, finanziario e con appartenenti alle forze dell’ordine e ai servizi segreti”.

A disposizione dell’organizzazione, secondo gli investigatori, ci sono, tra gli altri, l’ex capo di Ama, Franco Panzironi e l’ex amministratore delegato di Ente Eur, Riccardo Mancini, soggetti che per i pm hanno fatto dal 2008 al 2013 da garante o da tramite “dei rapporti del sodalizio con l’amministrazione comunale”. La lista, poi, comprende anche il manager Fabrizio Franco Testa accusato di “coordinare le attività corruttive dell’associazione” e di “occuparsi della nomina di persone gradite all’organizzazione in posti chiave della pubblica amministrazione”.

Tra gli indagati a piede libero (almeno 100), coinvolti negli accertamenti che porteranno sicuramente a sviluppi importanti nei prossimi mesi, ci sono anche l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, il commercialista Marco Iannilli, l’uomo d’affari Gennaro Mokbel e il consigliere regionale del Pdl Luca Gramazio. “Dimostrerò la mia totale estraneità a ogni addebito e da questa incredibile vicenda ne uscirò a testa alta”, ha replicato Alemanno. “Chi mi conosce – ha aggiunto l’ex sindaco – sa bene che organizzazioni mafiose e criminali di ogni genere io le ho sempre combattute a viso aperto e senza indulgenza”. Pignatone ha detto che quella di Alemanno “è una posizione ancora da vagliare”.

E’ indagato, e ha preferito dimettersi per non creare danni all’amministrazione della città, l’assessore alla Casa del Comune di Roma, Daniele Ozzimo, che si è comunque detto estraneo alle indagini. Si è dimesso anche il presidente dell’assemblea capitolina Mirko Coratti, anche lui indagato. Sotto inchiesta anche Italo Walter Politano, responsabile della Direzione Trasparenza del Campidoglio. A quanto si apprende domani domani sarà rimosso dal suo incarico.

Il primo, sul piano nazionale, a prendere posizione sull’operazione del Ros è stato Lorenzo Guerini: “Dalle indagini esce un sistema che lascia allibiti – ha detto il vicesegretario del Pd – tutte le responsabilità dovranno essere accertate e chi ha sbagliato dovrà pagare. La politica intera si deve interrogare profondamente e reagire con forza per fare pulizia dentro e fuori di sè. Il Partito democratico, per parte sua, è al fianco della magistratura in questa battaglia per fermare ogni forma di criminalità organizzata”.


Tratto da Repubblica.it (LINK)


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