La sindrome Alemanno colpisce ancora. Come il predecessore, che annunciò almeno tre volte, prima di inaugurarla davvero, l’apertura della B1, anche il sindaco Marino dovrà fissare una nuova data per l’inaugurazione della prima tratta della linea C. Dopo aver ripetuto per mesi che la Pantano-Centocelle sarebbe partita l’11 ottobre, a tre giorni dal via non è ancora arrivato il nulla osta necessario per mettere in esercizio gli impianti. Anzi, secondo quanto trapela dal ministero dei Trasporti, ci sarebbero ancora grossi problemi da risolvere.
Alla riunione dell’Ustif, la commissione presso il dicastero di Porta Pia deputata a dare il via libera finale, ieri sarebbero emerse una serie di criticità su vari fronti. Soprattutto quello della sicurezza, come messo in evidenza dal rappresentante dei vigili del fuoco. A dare esito negativo sarebbe stato il collaudo del software di guida che, per la metro C, prevede un sistema driverless, senza conducente umano. E così, proprio per evitare le interruzioni e i disservizi che nel giugno di due anni fa funestarono l’avvio del prolungamento della B, si sarebbe stabilito di negare l’ok. Facendo gioco forza slittare il taglio del nastro previsto per sabato. Una decisione che verrà confermata domani dalla Commissione di collaudo, riunita per la decisione finale.
Non sono dunque bastati sette anni (con un ritardo di 3 e mezzo sul cronoprogramma iniziale) per far sfrecciare i treni sulla tratta più esterna e periferica della metropolitana di Roma. Uno stop che tuttavia potrebbe durare poco: non più di qualche settimana. Almeno così si augurano in Campidoglio, dove questo rinvio non è stato preso niente bene. Specie dopo la notifica di chiusura indagine spedita dalla Corte dei Conti, che proprio sulla costruzione della Pantano-Centecelle ha contestato la bellezza di 368 milioni di danno erariale a 16 persone tra amministratori, dirigenti di Roma Metropolitane e uomini del consorzio Metro C. Oltre agli accertamenti degli inquirenti sulla linea, i rincari e i subappalti.
E certo non consola l’accordo raggiunto la settimana scorsa tra i tre enti finanziatori del metrò (Regione Lazio, Roma Capitale e ministero dei Trasporti) che avrebbero deciso di non fermare i cantieri della C a Piazza Venezia ma di arrivare fino a Prati. Attestando però il capolinea non già a piazzale Clodio, come da progetto originario, bensì a Ottaviano, così da intersecare la linea A. Una discussione che proseguirà nelle prossime settimane, in particolare sul numero delle fermate. Delle quattro stazioni previste dopo Piazza Venezia, infatti, se ne potrebbero realizzare solo tre: Chiesa nuova, San Pietro e Ottaviano (già esistente), facendo saltare la fin troppo vicina Piazza Risorgimento. Ma è un discorso di là da venire. L’emergenza, adesso, è la prima tratta: che doveva aprire fra tre giorni e non apre più.
Tratto da Repubblica.it (LINK)