162 gran premi, 41 vittorie, 80 podi, 65 pole position, 19 giri veloci. E soprattutto tre campionati del mondo conquistati (1988, 1990, 1991).
Questi sono i numeri di un grandissimo della Formula 1, che quest’oggi avrebbe compiuto 54 anni: Ayrton Senna da Silva.
Un pilota dal talento e dal coraggio smisurati, funambolo del giro secco (il suo primato, poi superato da Schumacher, è rimasto a lungo imbattuto) e mago sul bagnato. Proprio in queste condizioni rischiò di vincere il suo primo gran premio nell’anno d’esordio (1984), a bordo di una non proprio eccezionale Toleman: a Montecarlo, sotto una pioggia battente, e dopo una gara rocambolesca, si ritrovò secondo alle spalle di Alain Prost, recuperandogli fino a 6 secondi al giro; ma poco prima che riuscisse a raggiungerlo e superarlo, la gara fu interrotta. Anche da lì iniziò la sua lunga rivalità col pilota francese…
Nell’85 passò in Lotus, e vi rimase fino al 1987, conquistando le sue prime pole e, soprattutto, le sue prime vittorie. Ma non era sufficiente per il titolo mondiale.
L’88 è l’anno della svolta, e dell’approdo in Mclaren. Ed è subito mondiale, sconfiggendo proprio Prost, suo compagno di squadra. L’anno successivo fu quello del famoso incidente a Suzuka alla curva del triangolo, e del mondiale perso a sfavore del francese. Nel 1990 si riprese l’alloro iridato, restituendo il favore a Prost, in quel momento passato in Ferrari, speronandolo nel gp decisivo sempre a Suzuka. Nel 1991 conquista il terzo (ed ultimo) mondiale, contro una Williams in grande crescita (merito dei motori Renault e di un’elettronica avanzatissima). In quello stesso anno riesce a vincere il suo primo gran premio di casa, in Brasile, con un finale ai limiti dell’epico: nel corso della gara perde progressivamente tutte le marce del cambio, ad eccezione della 6^ (nb: il circuito di Interlagos ha numerosissime curve da media-bassa velocità), finendo la corsa letteralmente stremato dalla fatica.
Nel 1992 e nel 1993 non può nulla contro lo strapotere delle Williams, prima vincitrice con Mansell e poi con il rientrante Prost (nel 92 si era preso un anno sabbatico), che si ritirò proprio alla fine del 1993.
Con l’addio del suo rivale di sempre (al quale riconobbe l’onore delle armi, con un gesto commovente), nel 1994 decise di fare il grande passo, abbandonando la McLaren per passare alla scuderia del momento, la Williams.
La storia di quell’anno la conosciamo un pò tutti: Ayrton fatica ad adattarsi alla vettura, inaffidabile e molto difficile da guidare, conquista due pole su due gp ma in gara è sempre costretto al ritiro, lasciando le vittorie ad un rampante Michael Schumacher su Benetton. La terza gara è quella tragica.
Imola. Il weekend della tragedia, un weekend da incubo.
Venerdì Barrichello è autore di un incidente spaventoso, dal quale esce incredibilmente illeso.
Sabato muore l’austriaco Ratzenberger.
Senna inanella la terza pole di fila.
Domenica, il volto del brasiliano senza casco sullo start-grid, cosa mai successa in tanti anni di carriera.
La gara. Un altro incidente pauroso (tra Lehto e Lamy), con in rottami delle vetture che feriscono degli spettatori.
Poi arrivò quel maledetto 5° giro. Senna in testa alla gara, il piantone dello sterzo che cede, lo schianto alla curva del Tamburello ad oltre 300 kmh, la morte. Era il 1° Maggio 1994.
Sono passati quasi 20 anni, eppure per tutti gli appassionati di Formula 1, me compreso, è come se fosse ieri.
Grazie Google per averci regalato questo bellissimo doodle. E tanti auguri, Ayrton!