Andrés D’Alessandro

http://newsimg.bbc.co.uk/media/images/41277000/jpg/_41277210_dalessandro_203.jpgCorreva l’anno 2002. Un giovane talento del River Plate, il 21enne Andrés D’Alessandro, si metteva in luce con le sue giocate e la sua qualità di gioco. Ed anche per la particolare finta, bagaglio unico del suo repertorio: la “boba”.

Addirittura Maradona si sbilanciò a tal punto da designarlo come suo erede, dicendo che “è il giocatore che più mi assomiglia, l’unico che mi fa divertire guardando una partita di calcio.”

Tutti gli occhi dei grandi club d’Europa erano puntati su D’Alessandro e nel 2003, a sorpresa, la spuntò il Wolfsburg, strappandolo al River per 9M di euro.

L’inizio di una folgorante carriera? Non esattamente…

 

http://newsimg.bbc.co.uk/media/images/41640000/jpg/_41640672_andres203.jpgL’avventura europea dell’argentino non è delle più esaltanti, anzi, somiglia più ad una lunga parabola discendente: resta tre anni in Germania tra alti e bassi, poi il prestito al Portsmouth e due anni al Real Saragozza, senza mai lasciare il segno.

Nel 2008 decide, quindi, di tornare alla madre patria, passando nelle fila del San Lorenzo. Esperienza brevissima, prima del passaggio fondamentale, nel luglio dello stesso anno, all’Internacional di Porto Alegre, in Brasile.

El cabezón (“il testone”, suo soprannome) finalmente trova la sua giusta dimensione, divenendo uno degli idoli e punto cardine della squadra, con tanto di fascia di capitano al braccio.

Rispondi