Tratto dal sito “Musica & Memoria” (LINK)
Sul retro del singolo del 1972 I giardini di marzo, canzone non certo allegra, sulla difficoltà di vivere, Battisti e Mogol inserirono un’altra canzone con un sottofondo di rassegnazione e trattenuta disperazione, rimasta forse ancora più famosa, presente anch’essa nell’album Umanamente uomo: il sogno, dello stesso anno.
In questo brano i due autori più celebri della canzone italiana riprendono ancora una volta un tema che percorre tutta la loro produzione, chiamiamolo il “difficile rapporto con l’altro sesso”, o almeno con un tipo di donna, con cui si confronta il personaggio “vittima della donna” interpretato in prima persona più volte da Lucio Battisti.
Qui si assiste quasi in diretta al suo tradimento, il perdono è inevitabile e scontato già dalle prime parole di lei (“non ti chiedo perdono perché tu sei un uomo…”), il suo potere su di lui è totale, la sua arma può essere anche la dichiarata bellezza, ma ancor più lo è la sicurezza di essere, tra i due, la più forte.
Si tratta dello stesso uomo perdente che si era dovuto confrontare con la sua donna desiderata, perduta o mai avuta in “Fiori rosa, fiori di pesco” e “Il tempo di morire”, che era stato tradito in “Non è Francesca”, che cercava senza successo di dimenticarla in “Io vivrò (senza te)”.
Ancora una volta una canzone che racconta una storia, con una sequenza di immagini quasi cinematografiche, accompagnate da una musica e da arrangiamenti efficacissimi.
- (1) Si presenta a casa con i pochi vestiti bagnati e appiccicati addosso. Immaginiamo una notte d’estate e un acquazzone improvviso. Altri particolari espliciti successivi (i “segni sul viso”) focalizzano ancora più la scena, forse non nuova per lui. Eppure lei non molto prima aveva avuto il coraggio di essere gelosa (2).
- (3) In falsetto, sono presentate le scuse di lei, e la pretesa del perdono.
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Tu, vestita di fiori
o di fari in città
con la nebbia o i colori
cogliere le rose a piedi nudi e poi
con la sciarpa stretta al collo bianca come mai
ma…
eri bella
bella
comunque bella
Quando l’arcobaleno
era in fondo ai tuoi occhi
quando sotto al tuo seno
l’ira avvelenava il cuore tuo perché
tu vedevi un’altra donna avvicinarsi a me (2)
prima ancora che io capissi e riscegliessi te
Tu…
eri bella
bella
comunque bella
Anche quando un mattino tornasti vestita di pioggia (1)
con lo sguardo stravolto da una notte d’amore
siediti qui
non ti chiedo perdono perché tu sei un uomo (3)
Coi capelli bagnati
so che capirai
Con quei segni sul viso
mi spiace da morire sai
coi tuoi occhi arrossati
mentre tu mentivi e mi dicevi che
ancora più di prima tu amavi me
Tu… eri bella
bella
comunque bella